Ischia e il suo Cold Case

da | Apr 28, 2020 | Articoli, Blog

Spesso ci appassioniamo a serie televisive poliziesche rimanendo affascinati da casi avvincenti di Cold Case, senza immaginare che anche sulla nostra isola ci sia stato un caso avvincente proprio come quelli visti in tv.
I «cold case» per eccellenza sono gli omicidi rimasti senza colpevole. Sono i delitti più gravi, per i quali la legge non prevede prescrizione. Spesso si tratta di fatti di cronaca piuttosto noti, misteri di cui hanno parlato i media. Da quando nel 2009 è stata istituita in Italia l’Unità delitti insoluti, la stessa ha fatto riprendere le indagini su oltre 30 casi: in 17 di questi si è arrivati a una conclusione positiva.

E dopo questa breve introduzione, ritorniamo ad Ischia nel 1953, più precisamente il 1 ottobre, giorno in cui si verificherà un decesso avvolto nel mistero ancora tutt’oggi.

La sera del 1 ottobre del 1953, sulla spiaggia in una località adesso chiamata “Sombrero” situata tra il comune di Casamicciola e Lacco ameno, tra le 22.00 e le 23.00 viene ritrovato un corpo inanimato. Sul posto si reca un Carabiniere della stazione di Casamicciola che, allora come oggi, era competente anche per il territorio di Lacco Ameno.

Sulla scena del Crimine la donna appare priva di abiti, coperta solo dalla biancheria intima, composta da sottoveste, un busto, calze di seta senza giarrettiere, mutandine e reggiseno, con solo una scarpa ad un piede, ed un orologio al polso (biancheria nera e da qui il nome Dama Nera). La donna è adagiata sul dorso, con la testa rivolta verso il mare e le braccia aperte, dando l’aria di essere annegata anche non essendo in acqua.

Da qui le notizie si confondono e ricostruire realmente cosa sia accaduto non è semplice.

La vicenda inizia ad uscire sui quotidiani nazionali e il risultato è una distorsione della notizia.

I fatti nel dettaglio

Analizzando la ricostruzione dei fatti abbiamo:

  • una bella donna proveniente da Napoli nel pomeriggio del 1 ottobre 1953 sbarcata al porto d’Ischia
  • viaggiava portando con se una valigia e una borsa di cuoio
  • età compresa tra i 30 e i 45 anni
  • i capelli secondo testimoni più attendibili risultano essere neri, mentre per alcuni giornali, biondi
  • dopo aver visitato il castello aragonese si reca a Casamicciola dove si siede al tavolino di un bar in Piazza Marina, e da alcune testimonianze chiedeva se fosse passato un signore con i baffi vestito di grigio. Successivamente prende una carrozza scomparendo alla volta di Lacco Ameno
  • sembra non avere un albergo dove alloggiare
  • da testimonianze risulta non volersi separare dalla valigia poiché contenesse documenti importanti
  • al momento del ritrovo era senza i due bagagli e il mare ha restituito i vestiti e la scarpa mancante avvolta in un lungo spago
  • agli abiti erano state strappate le etichette interne
  • la donna non possedeva più una collana che possedeva al collo

Questi sono alcuni elementi a mio avviso più rilevanti di questa vicenda.

Ma adesso andiamo analizzare come si sono svolte le indagini se così possiamo chiamarle.

Dopo il ritrovamento del cadavere, è stata portata direttamente nella sala mortuaria del cimitero a Lacco Ameno senza disporre un’autopsia presso l’istituto di medicina legale di Napoli, visto che all’epoca non esisteva ancora l’ospedale Rizzoli, che diventerà operativo solo alla fine del 1961.

 

 

Non viene effettuata alcuna rilevazione scientifica della scena del delitto, non vengono prese le impronte digitali della vittima, che sarebbero state preziose perché all’epoca, in molti stati, i cittadini stranieri che volessero recarsi all’estero dovevano farsi prendere ed archiviare le impronte digitali contestualmente alla richiesta del passaporto. Quando ci si rese conto della mancanza, il cadavere era ormai in avanzato stato di decomposizione.

La foto che fu scattata al volto della donna, scattata da un noto fotografo esperto, risultò inutilizzabile perché risultava essere scura e poco nitida.

Molti sono i quesiti in questa storia, perché la donna era spogliata? Dove sono finiti i bagagli? Perché è sparita la collana e non l’orologio? Perché hanno tolto le etichette dai vestiti? Si tratta di suicidio o è stata uccisa simulando un suicidio? Chi era il signore con il vestito grigio e con i baffi?

Per come si sono svolte le indagini è facile pensare a delle coperture e a un depistaggio.

Purtroppo rientrando questo in un Cold Case, anche se l’esame del DNA potrebbe aiutarci in modo da inquadrare almeno un parente della vittima, questo esame non è possibile eseguirlo perché le ossa della “Dama Nera” sono ormai irrimediabilmente mischiate con tutte le altre presenti nella fossa comune del cimitero e non si saprebbe a quali resti fare il test.

Per questi motivi il mistero sull’identità della Dama Nera resterà tale per sempre.

Molte sono state le strade prese durante le indagini, ma non portarono a nulla.

Mi domando cosa spingesse la donna a recarsi sull’isola con una valigia, il cui contenuto così importante le ha fatto trovare infine la morte. Se l’affermazione stessa del contenuto importante della valigia, non sia uno dei primi depistaggi, fa pensare all’unico movente possibile per un omicidio. Recuperare un “carico” prezioso, e da qui altre tante supposizioni nascono sul caso, da documenti attestanti la gravidanza della donna, essendo incinta di una persona di un certo rilievo sull’isola come si è appunto fantasticato, ma possono essere anche documenti di altro genere o infine oggetti preziosi. Mistero che appunto resterà tale per sempre.

 

Riferimenti:

– La Dama Nera Cap. 6 pag 92 “misteri di Ischia (terreni e ultraterreni) Enigmi, suggestioni ed inquietudini dell’Isola Verde. Massimo Coppa Apri