Concetto di sicurezza urbana

da | Lug 28, 2020 | Articoli, Blog

Il termine sicurezza, etimologicamente dal latino sine cura, indica l’assenza di un qualsiasi timore esistenziale, di pericolo ovvero ciò che suscita tranquillità; esso tende a richiamare sensazioni contrapposte in quanto associato ad immagini positive o all’insorgenza di situazioni di negatività e sofferenza.

La sicurezza è intesa come “settore che si occupa dello studio e dell’attuazione di strategie, di proposte politiche e di piani e attività operative finalizzate a prevenire, fronteggiare contrastare eventi o condotte di natura volontaria che possono colpire e danneggiare risorse umane, materiali e immateriali e organizzative” e si contraddistingue dal concetto di safety “intesa come protezione di persone e beni da eventi accidentali“ (Balloni, 2011), nonostante nella lingua inglese i due termini rimandino genericamente alla parola sicurezza.

Con l’espressione di sicurezza urbana viene attribuita alla sicurezza una nuova dimensione che supera i tradizionali concetti di sicurezza pubblica, di assenza di una condizione di pericolo o rischio: rimanda ad una nuova attività di prevenzione diretta al rafforzamento della percezione della sicurezza stessa.

In questa ottica, dove la sicurezza si innesta con i problemi urbani, anche gli organi istituzionali (Comuni e Regioni) assumono un ruolo fondamentale nell’attuazione di strategie di prevenzione e repressione della criminalità con l’intento di ridurre le percezioni soggettive di insicurezza. Infatti, il Legislatore è intervenuto con l’emanazione di apposite leggi e decreti ministeriali per affrontare le problematiche legate alla sicurezza urbana tramite specifiche politiche di sicurezza: Sulla Gazzetta Ufficiale n. 93 del 21 aprile è stata pubblicata la legge 18 aprile 2017, n. 48, di “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città“.

Sono introdotte modifiche al testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (d.lgs. n. 267/2000) volte a rafforzare i poteri di intervento dei sindaci:

  • il sindaco, quale rappresentante della comunità locale, può adottare ordinanze dirette a superare situazioni di grave incuria o degrado del territorio o di pregiudizio del decoro e della vivibilità urbana; in particolare per tutelare la tranquillità e il riposo dei residenti, anche con interventi in materia di orari di vendita e di somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche; in questa materia i Comuni possono anche adottare specifici regolamenti;
  • per la tutela della tranquillità e del riposo dei residenti in determinate aree urbane interessate da notevole afflusso di persone, anche in relazione allo svolgimento di specifici eventi, il sindaco può disporre con ordinanza non contingibile e urgente e per un periodo comunque non superiore a 60 giorni, limitazioni in materia di orari di vendita e di somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche.
  • le ordinanze contingibili e urgenti che il sindaco può adottare, quale ufficiale del Governo ex art. 54 T.U. Enti locali, sono dirette a prevenire e contrastare le situazioni che favoriscono l’insorgere di fenomeni criminosi o di illegalità, quali lo spaccio di stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione, l’accattonaggio con impiego di minori e disabili, o fenomeni di abusivismo, quale l’illecita occupazione di spazi pubblici, o di
    violenza, anche legati all’abuso di alcool o all’uso di sostanze stupefacenti.

Con tali disposizioni le Autorità locali possono intervenire, a favore della sicurezza urbana, prevenendo e contrastando:

  1. situazioni urbane di degrado che favoriscono l’insorgere di fenomeni criminosi quali lo spaccio di sostanze stupefacenti, la violenza legata all’uso di bevande alcoliche, la prostituzione;
  2. danneggiamenti al patrimonio pubblico e privato, situazioni che intralciano la pubblica viabilità, alterano il decoro urbano, l’incuria, l’occupazione abusiva di immobili, il degrado degli spazi pubblici, i comportamenti molesti.

Tutte queste situazioni incidono fortemente sui cittadini, specie sulla loro percezione del senso di insicurezza, alimentata non solo dalla criminalità strictu sensu ma dalle diverse forme di inciviltà e degrado, come simbolicamente dimostrano le finestre rotte di un edificio.

La teoria delle “finestre rotte

Il degrado dell’ambiente urbano è strettamente collegabile alla percezione di sicurezza dei cittadini: un ambiente dominato da forme di inciviltà e degradato viene percepito come un luogo non sicuro rispetto ad un luogo curato e pulito.

I luoghi danneggiati e deturpati vanno ad incidere negativamente sulla percezione della sicurezza secondo una sorta di principio “mentale” in base al quale un luogo danneggiato è associato ad un’immagine del luogo in cui nessuno ha interesse ad intervenire ed in cui potrebbe accadere qualche episodio che mette a repentaglio la sicurezza altrui.

Questo meccanismo psicologico venne analizzato nel 1982 attraverso la Broken Windows Theory (teoria delle finestre rotte), elaborata da Wilson e Kelling i quali affermavano “se la finestra di una fabbrica o di un ufficio è rotta, i passanti guardandolo arriveranno alla conclusione che nessuno se ne cura, che nessuno ne ha il controllo. Presto tutte le finestre saranno rotte e i passanti penseranno non solo che nessuno controlla l’edificio, ma anche che nessuno controlla la strada su cui si affaccia. Solo bande di giovani, di criminali o sconsiderati possono avere qualcosa da fare in una strada non controllata, cosi sempre più cittadini abbandoneranno quella strada a coloro che vi agiranno in cerca di prede”.

I due studiosi, in pratica, si servono dell’immagine dei vetri rotti dei palazzi per spiegare come il degrado porti ad altro degrado e come il disordine, sia fisico che sociale, comporti la genesi di comportamenti devianti e/o violenti. Al degrado fisico di un’area urbana si collegherebbe anche un degrado sociale e comportamentale, che contribuisce ad aumentare le inciviltà anche in virtù del fatto che i cittadini tendono a “sfaldarsi” dal proprio territorio e da tutto ciò che accade nella propria realtà urbana, con la conseguenza del venir meno di una forma di controllo informale sulle cose e persone.

Con la Teoria dei Vetri Rotti, Wilson e Kelling ritengono che è necessario intervenire sulla piccola violazione, sulle inciviltà per evitare di fornire opportunità per un’azione criminale e/o deviante.

Tale riflessione ha ispirato, agli inizi degli anni ’90, la politica di sicurezza attuata nella città di New York dal sindaco Rudolph Giuliani per fermare il dilagante fenomeno del degrado urbano ed aumentare la percezione del senso di sicurezza dei cittadini e resa operativa dal Commissioner of the New York Police Department William Bratton, grande sostenitore della Teoria, che concentrò la propria azione nel contrastare i reati minori con l’intento di eliminare i “piccoli” disordini che incidevano sulla percezione di sicurezza dei cittadini.

L’ipotesi teorica delle “finestre rotte” è connessa anche ad un’altra teoria che trova una collocazione all’interno dei processi di sicurezza urbana: la teoria dello spazio difendibile di Oscar Newmann, il quale sostiene che le caratteristiche dell’ambiente spaziale ed architettonico di una determinata zona sono in grado di influenzare le opportunità di compiere reati, la diffusione della paura del crimine ed il senso di controllo da parte dei residenti.